giovedì 3 dicembre 2015

Quando la Scelta dà inizio al cambiamento - parte 1


"Frustrado" di Hossein Zare, da http://hosseinzare.35photo.ru

Immaginiamo che la Crisi ci abbia travolti, con tutto il suo carico di sofferenze, disagi, malessere, inadeguatezze e sconvolgimenti della conosciuta “normalità”.
Immaginiamo però anche che si riesca a trasformare tutto ciò in una scelta: che si decida quindi di fare qualcosa, di rimboccarsi le maniche per uscirne. Che accada quel qualcosa, dentro o fuori di noi, che fa scattare un interruttore, che ci fa giungere al punto di non ritorno.

Nel romanzo “L’Imprevedibile Viaggio di Harold Fry” di Rachel Joyce, Harold è un uomo in pensione che vive con la moglie in un paesino del Dorset. Riceve una lettera da parte di una vecchia amica alla quale, nonostante non la veda da tantissimi anni, si sente molto legato dal ricordo affettuoso e, si scoprirà poi, da un grande debito. La donna, Queenie, è allo stadio terminale di un cancro e si trova in una casa di cura in un paesino ai confini con la Scozia. Harold è sconvolto dalla notizia, le scrive un biglietto in risposta ed esce per imbucarlo, ma qualcosa si accende dentro di lui e, invece di fermarsi all’ufficio postale continua a camminare. Sceglie: in breve decide che camminerà per circa 800 km, fino ad arrivare al capezzale di Queenie, convinto che questa folle impresa la salverà.
 
<<Harold non era il tipo da prendere decisioni improvvise. Lo sapeva. Da quando era in pensione, le giornate passavano e niente cambiava; […] raggiunta la buca delle lettere successiva più rapidamente di quanto avesse immaginato, si fermò di nuovo. Aveva dato il via a qualcosa, non sapeva che cosa, e ora che la stava facendo non era pronto a portarla a termine. La fronte cominciò a imperlarsi di sudore; il sangue gli pulsava per la trepidazione.>>
 
Inutile dire che non sarà così, ovviamente, ma il viaggio di Harold si trasforma in un pellegrinaggio, in un’avventura che prima ancora che concreta è psichica. Durante gli 800 km a piedi, Harold affronterà ricordi, dolori dimenticati, fatti irrisolti e paure, cambierà e costringerà a cambiare chi gli sta accanto e tutta la sua esistenza.

<<Harold sarebbe stato il primo a riconoscere che nel suo piano c’era qualche particolare da mettere a punto. Non aveva né scarpe da trekking né una bussola, per non parlare di una cartina o di un cambio di abiti. La parte meno programmata del viaggio, tuttavia, era il viaggio stesso. Non sapeva che avrebbe camminato finché non aveva iniziato a farlo.>>
 
Già perché indietro non si può tornare: deve essere chiaro fin da subito, non si ritorna più come prima. Si può solo o stare fermi nel pantano e nelle sabbie mobili del malessere, o andare avanti. Poiché la prima ipotesi è incompatibile con una vita che non sia un mero vegetare, se si vuole davvero vivere, non resta che andare avanti. Che si cerchi di fare da soli, che si chieda l’aiuto di qualcuno (una persona amica o un professionista), che si inizi andando un po’ a casaccio o si abbia già ben chiaro cosa fare, solo una cosa ci serve: il cambiamento. E si tornerà a funzionare, ma non come prima, ma in un modo nuovo, né migliore né peggiore, semplicemente diverso e più adeguato e funzionale a ciò che si è diventati.
 
Detto così suona molto semplice. Ma, poiché non si sta parlando di cambiare auto o casa, o taglio di capelli, o lavoro, o partner, ma si sta parlando del Cambiamento quello con la C maiuscola, è inutile prendervi in giro: non è per niente facile.
Non è semplice.
Non è veloce.
Non è lineare.
Non è spassoso.
E’ complesso (ma non inutilmente complicato!).
E’ lento.
E’ labirintico.
E’ emozionalmente variegato.
 
<<Il tallone gli pizzicava e la schiena gli doleva, e cominciava a bruciargli la pianta dei piedi. Anche il sassolino più piccolo gli procurava dolore; doveva fermarsi di continuo per togliersi la scarpa e svuotarla. Ogni tanto gli si piegavano le gambe senza ragione, facendolo inciampare. […] Eppure, nonostante tutto, si sentiva intensamente vivo.
[…]Lui era già diverso dall’uomo partito da Kingsbridge, e persino da quello ripartito dall’alberghetto. Non era l’uomo uscito di casa per andare a imbucare una lettera. Lui stava andando a piedi da Queenie Hennessy. Lui stava ricominciando da capo.>>
 
Parliamo di un Cambiamento interiore, che in seguito sicuramente si rifletterà all’esterno, ma che non può essere reale e duraturo se, appunto, non parte dalla nostra profondità.
Per essere tale, necessita di impegno, motivazione, tempo, pazienza, cura per sé e amore per il processo che si sta iniziando. Sarà un viaggio, un percorso, a volte labirintico, a volte più lineare. A volte si procederà più spediti, altre si avrà l’impressione di girare in tondo, a volte ci sentiremo i re del mondo tanto saremo euforici, altre ci sembrerà di essere i più sfigati della Terra tanto saremo depressi. A volte ci sentiremo in totale comunione con gli altri esseri viventi, in una specie di delirio mistico, altre ci sentiremo soli come l’ultima patella in balìa delle onde del mare.

Joyce R., L'Imprevedibile Viaggio di Harold Fry, Sperling&Kupfer, 2012







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