Immaginiamo che la Crisi ci abbia travolti, con tutto il suo carico di sofferenze, disagi, malessere, inadeguatezze e sconvolgimenti della conosciuta “normalità”.
"Frustrado" di Hossein Zare, da http://hosseinzare.35photo.ru |
Immaginiamo che la Crisi ci abbia travolti, con tutto il suo carico di sofferenze, disagi, malessere, inadeguatezze e sconvolgimenti della conosciuta “normalità”.
Immaginiamo
però anche che si riesca a trasformare tutto ciò in una scelta: che si decida
quindi di fare qualcosa, di rimboccarsi le maniche per uscirne. Che accada quel
qualcosa, dentro o fuori di noi, che fa scattare un interruttore, che ci fa
giungere al punto di non ritorno.
Nel romanzo “L’Imprevedibile Viaggio di Harold Fry” di Rachel Joyce, Harold è un uomo in pensione che vive con la moglie in un paesino del Dorset. Riceve una lettera da parte di una vecchia amica alla quale, nonostante non la veda da tantissimi anni, si sente molto legato dal ricordo affettuoso e, si scoprirà poi, da un grande debito. La donna, Queenie, è allo stadio terminale di un cancro e si trova in una casa di cura in un paesino ai confini con la Scozia. Harold è sconvolto dalla notizia, le scrive un biglietto in risposta ed esce per imbucarlo, ma qualcosa si accende dentro di lui e, invece di fermarsi all’ufficio postale continua a camminare. Sceglie: in breve decide che camminerà per circa 800 km, fino ad arrivare al capezzale di Queenie, convinto che questa folle impresa la salverà.
<<Harold
non era il tipo da prendere decisioni improvvise. Lo sapeva. Da quando era in
pensione, le giornate passavano e niente cambiava; […] raggiunta la buca delle
lettere successiva più rapidamente di quanto avesse immaginato, si fermò di
nuovo. Aveva dato il via a qualcosa, non sapeva che cosa, e ora che la stava
facendo non era pronto a portarla a termine. La fronte cominciò a imperlarsi di
sudore; il sangue gli pulsava per la trepidazione.>>
Inutile dire
che non sarà così, ovviamente, ma il viaggio di Harold si trasforma in un
pellegrinaggio, in un’avventura che prima ancora che concreta è psichica.
Durante gli 800 km a piedi, Harold affronterà ricordi, dolori dimenticati, fatti
irrisolti e paure, cambierà e costringerà a cambiare chi gli sta accanto e
tutta la sua esistenza.
<<Harold sarebbe stato il primo a riconoscere che nel suo piano c’era qualche particolare da mettere a punto. Non aveva né scarpe da trekking né una bussola, per non parlare di una cartina o di un cambio di abiti. La parte meno programmata del viaggio, tuttavia, era il viaggio stesso. Non sapeva che avrebbe camminato finché non aveva iniziato a farlo.>>
Già perché
indietro non si può tornare: deve essere chiaro fin da subito, non si ritorna
più come prima. Si può solo o stare
fermi nel pantano e nelle sabbie mobili del malessere, o andare avanti. Poiché
la prima ipotesi è incompatibile con una vita che non sia un mero vegetare, se
si vuole davvero vivere, non resta che andare avanti. Che si cerchi di fare da
soli, che si chieda l’aiuto di qualcuno (una persona amica o un
professionista), che si inizi andando un po’ a casaccio o si abbia già ben
chiaro cosa fare, solo una cosa ci serve: il cambiamento. E si tornerà a
funzionare, ma non come prima, ma in
un modo nuovo, né migliore né peggiore, semplicemente diverso e più adeguato e
funzionale a ciò che si è diventati.
Detto così
suona molto semplice. Ma, poiché non si sta parlando di cambiare auto o casa, o
taglio di capelli, o lavoro, o partner, ma si sta parlando del Cambiamento
quello con la C maiuscola, è inutile prendervi in giro: non è per niente facile.
Non è semplice.
Non è veloce.
Non è lineare.
Non è spassoso.
E’ complesso (ma non inutilmente complicato!).
Non è semplice.
Non è veloce.
Non è lineare.
Non è spassoso.
E’ complesso (ma non inutilmente complicato!).
E’ lento.
E’ labirintico.
E’ labirintico.
E’
emozionalmente variegato.
<<Il
tallone gli pizzicava e la schiena gli doleva, e cominciava a bruciargli la
pianta dei piedi. Anche il sassolino più piccolo gli procurava dolore; doveva
fermarsi di continuo per togliersi la scarpa e svuotarla. Ogni tanto gli si
piegavano le gambe senza ragione, facendolo inciampare. […] Eppure, nonostante
tutto, si sentiva intensamente vivo.
[…]Lui era
già diverso dall’uomo partito da Kingsbridge, e persino da quello ripartito
dall’alberghetto. Non era l’uomo uscito di casa per andare a imbucare una
lettera. Lui stava andando a piedi da Queenie Hennessy. Lui stava ricominciando
da capo.>>
Parliamo di un Cambiamento interiore, che in seguito
sicuramente si rifletterà all’esterno, ma che non può essere reale e duraturo
se, appunto, non parte dalla nostra profondità.
Per essere tale, necessita di impegno, motivazione, tempo, pazienza, cura per sé e amore per il processo che si sta iniziando. Sarà un viaggio, un percorso, a volte labirintico, a volte più lineare. A volte si procederà più spediti, altre si avrà l’impressione di girare in tondo, a volte ci sentiremo i re del mondo tanto saremo euforici, altre ci sembrerà di essere i più sfigati della Terra tanto saremo depressi. A volte ci sentiremo in totale comunione con gli altri esseri viventi, in una specie di delirio mistico, altre ci sentiremo soli come l’ultima patella in balìa delle onde del mare.
Per essere tale, necessita di impegno, motivazione, tempo, pazienza, cura per sé e amore per il processo che si sta iniziando. Sarà un viaggio, un percorso, a volte labirintico, a volte più lineare. A volte si procederà più spediti, altre si avrà l’impressione di girare in tondo, a volte ci sentiremo i re del mondo tanto saremo euforici, altre ci sembrerà di essere i più sfigati della Terra tanto saremo depressi. A volte ci sentiremo in totale comunione con gli altri esseri viventi, in una specie di delirio mistico, altre ci sentiremo soli come l’ultima patella in balìa delle onde del mare.
Joyce R., L'Imprevedibile Viaggio di Harold Fry, Sperling&Kupfer, 2012
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