devi
augurarti che la strada sia lunga,
fertile in
avventure e in esperienze.
I Lestrigoni
e i Ciclopi
o la furia
di Nettuno non temere,
non sarà
questo il genere di incontri
se il
pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida
il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e
Lestrigoni, no certo,
né
nell'irato Nettuno incapperai
se non li
porti dentro
se l'anima
non te li mette contro.
Devi
augurarti che la strada sia lunga.
Che i
mattini d'estate siano tanti
quando nei
porti - finalmente e con che gioia -
toccherai
terra tu per la prima volta:
negli empori
fenici indugia e acquista
madreperle
coralli ebano e ambre
tutta merce
fina, anche profumi
penetranti
d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte
città egizie
impara una
quantità di cose dai dotti.
Sempre devi
avere in mente Itaca -
raggiungerla
sia il pensiero costante.
Soprattutto,
non affrettare il viaggio;
fa che duri
a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede
sull'isola, tu, ricco
dei tesori
accumulati per strada
senza
aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha
dato il bel viaggio,
senza di lei
mai ti saresti messo
sulla
strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la
trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai
savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai
capito ciò che Itaca vuole significare.
Costantino Kavafis - Itaca
Mi rendo
conto che sto dipingendo un quadretto allettante come un piatto di pastina
sciapa quando si ha molta fame. Purtroppo corrisponde allo stato delle cose.
Tuttavia, è un percorso necessario.
Anche Dante deve attraversare Inferno e Purgatorio per arrivare al Paradiso.
Anche Frodo deve attraversare Mordor per distruggere l’Anello.
Persino Harry Potter, nonostante sia un mago, non può semplicemente agitare la bacchetta magica ma deve combattere Voldemort.
Anche Dante deve attraversare Inferno e Purgatorio per arrivare al Paradiso.
Anche Frodo deve attraversare Mordor per distruggere l’Anello.
Persino Harry Potter, nonostante sia un mago, non può semplicemente agitare la bacchetta magica ma deve combattere Voldemort.
Harold Fry
vive molti momenti di sconforto, in cui per il dolore fisico, la pioggia, la
fame, la paura o la sensazione di non avere nessuno a cui appoggiarsi, è
convinto che fallirà e pensa di tornare a casa.
<<L’ultimo
tratto fu il più duro. Harold non vedeva che la strada. Non aveva più pensieri.
La ferita alla gamba destra si era infiammata di nuovo, costringendolo a
zoppicare. Non trovava nessun piacere in quello che stava facendo: era in un
luogo in cui il piacere non esisteva. Un nugolo di mosche gli circondava la
testa. A volte si prendeva qualche morso. O qualche puntura. I campi erano
immensi e vuoti, le auto venivano trascinate lungo le strade come giocattoli.
Un’altra vetta. Un altro cielo. Un altro chilometro. Era tutto uguale, sempre.
E lo annoiava e lo sfiniva al contempo, spingendolo a gettare la spugna. Spesso
dimenticava dove stava andando.>>
Nessuno di
loro era da solo: Dante aveva come guida Virgilio e poi Beatrice, Frodo
viaggiava con la Compagnia dell’Anello e Gandalf, Harry Potter aveva i suoi amici
maghi, gli insegnanti di Hogwarts e Silente.
Harold è circondato dal supporto di molte persone: della moglie Maureen e del vicino di casa Rex, che da lontano, seppur dapprima diffidenti e arrabbiati, lo aiutano più volte, e delle tante persone che incontra durante il cammino, ognuna delle quali contribuirà per un pezzetto al cambiamento di Harold e da lui e si lasceranno cambiare un po’ a loro volta.
Harold è circondato dal supporto di molte persone: della moglie Maureen e del vicino di casa Rex, che da lontano, seppur dapprima diffidenti e arrabbiati, lo aiutano più volte, e delle tante persone che incontra durante il cammino, ognuna delle quali contribuirà per un pezzetto al cambiamento di Harold e da lui e si lasceranno cambiare un po’ a loro volta.
<<[…]
Harold fu pervaso da un senso di leggerezza che lo fece sorridere. Capì che il
suo viaggio a piedi, quel camminare per espiare i propri errori, era anche un
modo per accettare le stranezze degli altri. Essendo di passaggio, si trovava
in un luogo dove tutto, non solo gli spazi, era aperto. La gente si sentiva
libera di parlare, e lui era libero di ascoltare. Di portarsi via un po’ di
loro.
[…]
(Maureen) si era proposta una sfida: ogni giorno senza di lui, avrebbe fatto
una cosa nuova. […] Si legò persino un foulard di seta attorno ai capelli, come
ai vecchi tempi. >>
Intraprendere il viaggio da soli infatti è, se non impossibile, estremamente arduo.
Essere
accompagnati è estremante utile, e il counselor fa questo. Per un percorso del
genere, occorrono l’obiettività che si po’ ricavare solo avendo di fronte
qualcuno che sa farci da specchio senza mettere in mezzo fantasie sue, servono
la condivisione con qualcuno che non giudichi, ma che si limiti ad ascoltare e
ad accettare. Serve un’alleanza con qualcuno che non ostacoli il cammino,
neanche con buone intenzioni, un sostegno quando il terreno si fa accidentato,
un complice che ci permetta di godere dei risultati e di restare consapevoli e
centrati su quello che sta avvenendo. Serve qualcuno che non metta fretta, ma
neppure che ci lasci crogiolare troppo nell’attesa, qualcuno che ci comprenda
ma che non ci faccia indulgere in scuse per non proseguire. Qualcuno a cui dare
temporaneamente in consegna il peggio di noi stessi mentre con umiltà ci
mettiamo a passarlo in rassegna, ma che lo custodisca come un tesoro segreto.
“Sì ma che
sbatti!” vi sento sbuffare.
Ni.
Per certi versi è vero, ma ad un certo punto ci si rende conto che si è preso gusto. Si sta meglio, i primi cambiamenti si fanno vedere, o anche no, ma “semplicemente” si sente nel profondo che si sta facendo la cosa giusta. Che finalmente cominciamo a sapere di più chi siamo, cosa cavolo vogliamo e cosa no nella nostra vita, e impariamo a cercare di ottenerlo. E’ come se ci venisse riconsegnata la nostra esistenza, che era già nostra, ma poiché prima era data per scontata, solo ora è davvero nostra.
Ne vale la pena?
Per certi versi è vero, ma ad un certo punto ci si rende conto che si è preso gusto. Si sta meglio, i primi cambiamenti si fanno vedere, o anche no, ma “semplicemente” si sente nel profondo che si sta facendo la cosa giusta. Che finalmente cominciamo a sapere di più chi siamo, cosa cavolo vogliamo e cosa no nella nostra vita, e impariamo a cercare di ottenerlo. E’ come se ci venisse riconsegnata la nostra esistenza, che era già nostra, ma poiché prima era data per scontata, solo ora è davvero nostra.
Ne vale la pena?
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
in cui, con esultanza,
saluterai te
stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero, che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero, che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le
fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
Derek Walcott
- Amore Dopo Amore
Joyce R., L'Imprevedibile Viaggio di Harold Fry, Sperling&Kupfer, 2012
Kavafis C., Itaca
Kavafis C., Itaca
Walcott D., Mappa del Nuovo Mondo, Adelphi, Milano 1992
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